domenica 8 febbraio 2009

WIL PAGLIETTA E LA VILLETTA -2-

“Chi la fa non se l’aspetta “
Dice sempre Wil Paglietta.
Detto facile a smentire
Come lesto vado dire

Strologava un giorno mesto
Sua nipote in ton funesto
“ Già pretende chi mi sposa
Un bel tetto color rosa !

Mamma mia, nonna adorata
Già mi sento sfidanzata !
Senza camere e tinello
Preferisce star zitello!”

Ohibò, disse la Signora
Un rimedio qui s’impera
Di patire per gioventù
Quando mai m’accadrà più ?

Messo mano al portafoglio
Pagò lei l’ambito soglio
Ma col mutuo garantito
S’involò il bel partito !

“Oh vigliacco, o brutta fava !
Se la nonna non pagava
Son sicura che restavi
Nel tugurio dei tuoi avi !

La nipote ogni mattina
Tormentava la nonnina
“Come faccio, dove sbatto
Se non paghi un altro anfratto ?”

Chiusa ormai quella sventura
La nipote ormai matura
Che si sogna sposa in letto
Dove andrà senza alcun tetto ?

“Fermi tutti, arrivo io !
Strepitò da bravo zio
“Una laurea ho ben sudato
Per sanar ogni peccato !

Detto fatto, il vil Caino
S'obliò d’esser piccino
Morto l’avo, sul fratello
Levò subito il randello

“Sporco indegno e pur cialtrone
Vuoi le chiavi del portone ?
Di famiglia è là la sede !
Roba tua, essendo erede ?

“Mai ! Ti dico da avvocato
Il tuo ardire è fin smaccato
Per consiglio di famiglia
Quello va a chi lo piglia

Ma qual comma, ma qual buon senso !
Solo val quel che io penso :
Ragionando da paglietta
Va il palazzo alla diletta

“Già sprecò la poveretta
Di Volpiano la villetta !”
Contraddire provò invano
Chi da tutto era lontano.

C’è fra voi chi può spiegare
Perch’io mai debba pagare
Le pretese a tutto tondo
Di nipoti fuor dal mondo?

L’uno brama il tribunale
L’altra invece lo sponsale
E chi aspira quatto quatto
Alla ciotola del gatto

Ben lo sa chi il gioco mena !
Voi mettete una gran lena
L’un e l’altro a compiacere
Il desiar cui v’improntò

L’uno ambisce a restar quieto
L’altro a fare l’avvocato
Già campar per l’uno è scusa
L’altro soffre per via Susa

Colazione dopo alloggio
Dei suoi soldi fate sfoggio ?
Forse voi le assicurate
Che i suoi torti vendicate ?

Lei per certo ciò s’aspetta
Assai men ch'io il becco metta.
Potrà meglio Wil Paglietta
Le sue ambasce soddisfar ?

Sol chi vale e non richiede
E per giunta è fuori sede
Dispregiato con rancore
E’ guardato con orrore

Troppo lunga fu la farsa
Più non faccio da comparsa
Non mi colse questo lutto
Per veder sprecato il tutto

Allor Wil, (atto funesto !)
Quella causa, non richiesto
Di gran furia, sul più bello
Iniziò contro il fratello

Wil Paglietta pien di sdegno
Si batté con grande impegno
Qual soldato strenuo e ottuso
Perse fama, amici e muso

Per trent’anni dormì male,
Si sognava il tribunale
Con il giudice marpione:
“Avvocato, e st’addizione ?”

Fu fervor procedurale
Ma Paglietta ne uscì male
Mentre nonna ribolliva
La meschina ormai sfioriva

Tal nipote poco accorta
Che avvilita, quasi morta
Senza un tetto né un marito
Rimpiangeva il malpartito

Tribunal lento decide
Ma l'anagrafe procede
Anni assai, forse novanta
Poco val se carta canta

Canta il bollo e la pandetta
Ma la quaglia, che disdetta
Per cantare la vendetta
A quagliar non vuole andar

Il fratello assai villano
Rimaneva ben lontano
Non sottile e neppur bello
Però a Wil lo mise a ombrello

**

Qui si chiude la vendetta
Che muoveva Wil Paglietta
Che atteggiandosi ad esperto
Nuovo dir ha poi scoperto

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