lunedì 9 febbraio 2009

FLORILEGIUM PAIETTORUM

Sono i paglietti timidi ne' pericoli, vili nelle sventure, plaudenti ad ogni potere, fiduciosi delle astuzie del proprio ingegno, usati a difendere le opinioni più assurde, fortunati nelle discordie, emuli tra loro per mestiere, spesso contrari, sempre amici. Il genere della costoro eloquenza è tra noi cagione di altri disordini: le difese sono parlate, lo scritto raramente accompagna la parola; persuadere i giudici, convincerli o commuoverli, trarre alla sua parte gli ascoltatori, creare a suo pro l’ opinione del maggior numero, momentanea quanto basti a vincere, sono i pregi del discorso; finito il quale si obliano le cose dette, e sol rimane il guadagno ed il vanto della vittoria, tanto maggiori quanto più ingiusti. Da ciò veniva che dell’esagerazione o della menzogna, fuggenti con la voce, non vergognavano gli avvocati; e che i ragionamenti semplici e puri della giurisprudenza si mutavano in aringhe popolari e seduttrici, ed il foro in tribuna. Mali al certo per la giustizia e per i costumi, ma rovina e peste nelle politiche trattazioni e ne' rivolgimenti civili, quando bisognerebbe cagione, verità, freno alla plebe, temperanza di parti; ed invece prevalgono la briga, il mendacio, la licenza, indi l'origine de' mali pubblici.

Pietro Colletta, Storia del Reame di Napoli 1734- 1825
--

Ritorniamo ai Paglietti, dai quali ci siamo allontanati, nel cercar la causa della loro esistenza.
Oltre i Paglietti, che rappresentavano in Napoli a quell'epoca lo stato di avvocato e di giureconsulto, un gran numero di nobili e di persone distinte facevansi aggregar alla illustre corporazione, e ciò perchè, siccome molti testatori, conoscevano il caos legale del codice napoletano, così volevano che i loro eredi, onde potessero difendere la fortuna che veniva loro lasciata fossero incorporati fra i Paglietti. ….
Questi paglietti tanto stimati altra volta, sono caduti oggi in disistima completa, ciò che non ha loro impedito di pullulare al segno, che non havvi famiglia che non abbia il suo paglietta, o il suo consigliere. Non si fa a Napoli un acquisto, una vendita, un fitto, una transazione senza che transazione, fitto, vendita o compra sia redatta da un avvocato È inutile dire che i contratti sopra semplice parola d'onore sono sconosciuti, e se si dicesse che presso noi contratti di 200 o 300,000 franchi si fanno, si mantengono e si eseguiscono cori una stretta di mano, colui al quale si raccontasse questa enormità, darebbe del mentitore a quei che vorrebbe fargliela credere.

Alexandre Dumas padre I Borboni a Napoli Libro 1 cap 2

--

La mattina del 15 ottobre 1920 don Gennaro ‘o Paglietta’ sputò su un documento. Si trattava del suo stato di famiglia e fu sulla salita di Santa Teresa, sotto una bieca nuvolaglia che soffiava…Don Gennaro sputava sul documento ed ogni tanto si fermava a borbottare: ‘Sissignori, è cosi ! ’

Gennaro Marotta L’oro di Napoli

--

Nun fa o’ paglietta ! Nun fa l'Accademia 'e l'ova toste (quando ci si imbatte in discussioni eccessivamente animate per argomenti di futile utilita' e senza arrivare a nessuna conclusione)

Antimo Sebezio Motti e detti napoletani
--

«Le noie, e seccature forensi sono state le medesime, anzi maggiori […]. La pratica giornaliera dimostra, che l'esecuzione in questo nostro Paese fa odiose tutte le operazioni più utili, e le avvelena in modo, che si bestemmiano e da chi le ha proposte e da chi le ha ordinate. […] Caro amico, se la nostra Costituzione tutta forense, e litigiosa, e per la quale va tutto a colare il denajo nazionale nella borsa dei Paglietti supremi, medii, ed infimi, non si cangia, e non se ne forma altra veramente politica, e statistica, si starà sempre male, nulla mai otterremo di buono, e ci stropicciaremo il cervello a scrivere e declamare inutilmente». (11 novembre 1792)

Melchiorre Delfico, Lettere. Citate in Carletti "Melchiorre Delfico - Riforme politiche e riflessione teorica di un moderato meridionale"

--

Stò pajetta presuntuso
C’à sta dritt’e cumm’an fuso
Né vò juste cammenà
Pajetta, pajetta !

Michelangelo Fagioli, Il Paglietta. Cantata per tenore e archi 1720, Orchestra della Cappella della Pietà dei Turchini

Nessun commento:

Posta un commento